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70 | Atto Terzo. |
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Poi che tu la ricusi, ò che non puoi.
Ohime, se nulla manca
A la certezza homai,
E nulla manca al colmo
De la miseria mia,
Che bado? che più aspetto? ò Dafne, ò Dafne,
A questo amaro fin tu mi salvasti,
A questo fine amaro?
Bello, e dolce morir fù certo allhora,
Che uccidere io mi volsi.
Tu me’l negasti, e’l Ciel, à cui parea,
Ch’io precorressi col morir la noia,
Ch’apprestata m’havea.
Hor, che fatt’hà l’estremo
De la sua crudeltate,
Ben soffrirà, ch’io moia,
E tu soffrir lo dei.
- Dafne
- Aspetta à la tua morte,
Sin che’l ver meglio intenda.
- Aminta
- Ohime, che vuoi, ch’attenda?
Ohime, che troppo hò atteso, e troppo inteso.
- Nerina
- Deh, foss’io stata muta.
- Aminta
- Ninfa, dammi, ti prego,
Quel velo, ch’è di lei
Solo, e misero avvanzo,
Sì, ch’egli m’accompagne
Per questo breve spatio
E di via, e di vita, che mi resta,
E con la sua presenza
Accresca quel martire,
Ch’è |
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