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74 Atto Quarto.

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Si spiegò in parte, e giva ventilando,
Si, ch’ad un ramo avviluppossi. io sento,
Che non so che mi tien, e mi ritarda.
Io, per la tema del morir, raddoppio
La forza al corso, e d’altra parte il ramo
Non cede, e non mi lascia, al fin mi svolgo
Del velo, e alquanto de’ miei crini ancora
Lascio svelti co’l velo; e cotant’ali
M’impennò la paura à i piè fugaci,
Ch’ei non mi giunse, e salva uscij del bosco.
Poi, tornando al mio albergo, io t’incontrai
Tutta turbata, e mi stupij, vedendo
Stupirti al mio apparir. Dafne Ohime, tu vivi,
Altri non già. Silvia Che dici? ti rincresce
Forse, ch’io viva sia? M’odi tu tanto?

Dafne
Mi piace di tua vita, ma mi duole

De l’altrui morte. Silvia E di qual morte intendi?

Dafne
De la morte d’Aminta. Silvia Ahi, come è morto?
Dafne
Il come non sò dir, né sò dir’anco,

S’è ver l’effetto: ma per certo il credo.

Silvia
Ch’è ciò, che tu mi dici? et à chi rechi

La cagion di sua morte? Dafne A la tua morte.

Silvia
Io non t’intendo. Dafne La dura novella

De la tua morte, ch’egli udì, e credette,
Havrà porto al meschino il laccio, o ’l ferro,
Od altra cosa tal, che l’havrà ucciso.

Silvia
Vano il sospetto in te de la sua morte

Sarà, come fù van de la mia morte,
Ch’ogn’uno à suo poter salva la vita.

Dafne
O Silvia, Silvia, tu non sai, nè credi,

Quan-

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