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76 | Atto Quarto. |
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Per impedirlo? ohime, cerchiamo, andiamo,
Che, poi ch’egli moria per la mia morte,
Dè per la vita mia restar in vita.
- Dafne
- Io lo seguij, ma correa si veloce,
Che mi sparì tosto dinanzi, e ’ndarno
Poi mi girai per le sue orme. hor dove
Vuoi tu cercar, se non n’hai traccia alcuna?
- Silvia
- Egli morrà se no’l troviamo, ahi, lassa:
E sarà l’homicida ei di se stesso.
- Dafne
- Crudel, forse t’incresce, ch’à te tolga
La gloria di quest’atto? esser tu dunque
L’homicida vorresti? e non ti pare,
Che la sua cruda morte esser debb’opra
D’altri, che di tua mano? hor, ti consola,
Che, comunque egli muoia, per te muore,
E tu sei, che l’uccidi.
- Silvia
- Ohime che tu m’accori, e quel cordoglio,
Ch’io sento del suo caso, inacerbisce
Con l’acerba memoria
De la mia crudeltate,
Ch’io chiamava Honestate; e ben fù tale;
Ma fù troppo severa, e rigorosa.
Hor me n’accorgo, e pento. Dafne Oh, quel ch’io odo.
Tu sei pietosa tu, tu senti al core
Spirto alcun di pietate? ò che vegg’io?
Tu piangi tu? superba? oh, meraviglia?
Che pianto è questo tuo? pianto d’Amore?
- Silvia
- Pianto d’Amor non già, ma di pietate.
- Dafne
- La pietà messaggiera è de l’Amore,
Come’l lampo del tuon. Choro Anzi sovente,
Quando |
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