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Scena Prima. 87

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Ci racconsoli: e non è dunque il vero
Che si precipitasse? Elpino Anzi è pur vero,
Ma fù felice il precipitio; e sotto
Una dolente imagine di morte
Gli recò vita, e gioia. egli hor si giace
Nel seno accolto de l’amata Ninfa,
Quanto spietata già, tanto hor pietosa;
E le rasciuga da begli occhi il pianto
Con la sua bocca. Io à trovar ne vado
Montano, di lei padre, et à condurlo
Colà dov’essi stanno; e solo il suo
Volere è quel, che manca, e che prolunga
Il concorde voler d’ambidue loro.

Choro
Pari è l’età, la gentilezza, è pari,

E concorde il desio: e’l buon Montano
Vago è d’haver nipoti, e di munire
Di si dolce presidio la vecchiaia.
Si che farà del lor voler il suo.
Ma tu deh, Elpin, narra, qual Dio, qual sorte.
Nel periglioso precipitio Aminta
Habbia salvato? Elpino Io son contento: udite,
Udite, quel, che con quest’occhi hò visto.
Io ero anzi il mio speco, che si giace
Presso la valle, e quasi à pie del colle,
Dove la costa face di se grembo:
Quivi con Tirsi ragionando andava
Pur di colei, che ne l’istessa rete
Lui prima, e me dapoi ravvolse, e strinse;
E proponendo à la sua fuga, al suo
Libero stato, il mio dolce servigio;


Quando

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