Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto secondo. | 33 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Amleto (Rusconi).djvu{{padleft:34|3|0]];OFELIA.: Mi prese per la mano e mi strinse forte, poi si scostò di tutta la lunghezza del suo braccio, e facendosi coperchio agli occhi coll’altra mano, mi fissò intento, quasi avesse voluto ritrarmi. Molto tempo così rimase, poi, scuotendomi leggermente il braccio, e alzando ed abbassando tre volte la testa, mandò un sospiro tanto doloroso e profondo, che parve scrollare tutta la sua persona, e dar termino alla sua vita. Ciò fatto, mi lasciò, e col capo rivolto sopra una spalla, trovò la via per uscire senza il ministero degli occhi, la cui luce piovve continua sopra di me.
- POLONIO.
- Vieni meco; anderò a cercare il re; questi sono i deliramenti dell’amore che violento troppo distrugge sè stesso, e guida la volontà ad opere disperate al pari di ogni altra persona che contristi la nostra natura. Me ne duole... Gli avevi fatto qualche rimprovero qui di corto?
- OFELIA.
- No, mio buon padre; ma come mi imponeste, rifiutai le sue lettere e niegai di riceverlo.
- POLONIO.
- Ed ecco perché insanì. Sono dolente di non averlo giudicato meglio: credevo volesse sollazzarsi e condurti al precipizio; improvvido sospetto. Si direbbe che la diffidenza sia propria della nostra età, come l’imprudenza è comune alla gioventù. Vieni, andiamo dal re; bisogna dire quello che accade; vi sarebbe maggior pericolo a nascondere questo amore, che non vi sia da provocare odio rivelandolo. (Escono.)
SCENA II
Una stanza nella reggia.
Entrano il Re, la Regina, Rosencrantz, Guildenstern e SEGUITO.
- RE.