< Pagina:Amleto (Rusconi).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

atto quarto. 73

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Amleto (Rusconi).djvu{{padleft:74|3|0]]promessa, Fortebraccio chiede di passare pel suo regno. Voi conoscete il luogo del ritrovo. Se Sua Maestà ha qualche cosa da comunicarci, andremo a porgergli in persona i nostri omaggi; vogliate dirglielo.

CAPITANO.
Lo farò, signore.
FORTEBRACCIO.
Avanziamoci in ordine. (Esce con l’esercito.)


Entrano Amleto, Rosencrantz, Guildenstern, ecc.

AMLETO.
Amico, che esercito è quello?
CAPITANO.
L’esercito di Norvegia, signore.
AMLETO.
Cosa intende di fare, ve ne prego?
CAPITANO.
Marcia contro la Polonia.
AMLETO.
Chi lo comanda?
CAPITANO.
Fortebraccio, il nipote del vecchio re di Norvegia.
AMLETO.
Va esso contro tutta la Polonia o solo contro un punto della sua frontiera?
CAPITANO.
Per parlare il vero, signore, noi andiamo per conquistare un pezzo di terra da cui trarremo gloria, ma non lucro. Nol prenderei in affitto per cinque ducati, e se si dovesse vendere, la Polonia o la Norvegia non ne ricaverebbero nulla di più.
AMLETO.
Allora i Polacchi non lo difenderanno.
CAPITANO.
Si, e v’è già un presidio.
AMLETO.
Duemila anime e ventimila ducati non definiranno la contesa di quel palmo di terra. E un tumore che, frutto di un’agiatezza soverchia e di una quiete troppo protratta, scoppia all’interno senza che nulla mostri al di fuori come sia stata cagionata la morte. — Vi ringrazio umilmente, signore.
CAPITANO.
Iddio sia con voi. (Esce.)
ROSENCRANTZ.
Volete che continuiamo la nostra via, principe?
AMLETO.
Vi raggiungo all’istante. Precedetemi un poco (Escono Rosencrantz e Guildenstern.) Come in ogni occasione tutto mi accusa e viene a spronare la mia tarda vendetta! Che cosa è l’uomo, se il suo supremo bene, se tutto il tempo ei consacra a dormire e a cibarsi? Un bruto e null’altro. Certo colui che ne dotò di questa divina ragione, che può veder nel passato e nell’avvenire, tanta intelligenza (facoltà celeste) non ci diede perchè in noi rimanesse inoperosa. Ora, sia per uno stupido oblio, pari a quello della belva, sia per una vana delicatezza che teme di troppo approfondare lo avvenimento (e in tale delicatezza per un quarto di saviezza, tre ne sono forse di viltà), io non so perchè viva ancora per ripetere continuo: questa cosa vuoi farsi, avendo pur ragione, e volontà, e forza, e modo
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.