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PROEMIO.
Un vocabolario che si viene stampando in Firenze sotto auspici gloriosissimi, rappresenta un principio, o un’innovazione, di cui gli riesce far mostra nella prima parola del suo frontispizio, poichè egli si annunzia per novo anzichè nuovo, così riproducendo la odierna pronuncia fiorentina, ch’egli trova urgente di rendere comune a tutta l’Italia, siccome parte integrale dell’odierno linguaggio di Firenze, il qual dev’essere, in tutto e per tutto, quello dall’Italia intiera. La medesima pronuncia fiorentina gli suggerirà, ed egli dovrà accettare, sotto pena di non lieve incoerenza: more per muore; sola per suòla; fori per fuori; io noto per nuoto; io sono per suono; coco per cuoco; omini per uomini; e via discorrendo.
Ora, tutti conoscono, e nessun conosce meglio de’ promotori del Novo Vocabolario, l’intima ragione dell’uó che questi tenta di sbàndire. L’uó italiano, se per comodo de’ lettori qui si vuol ripetere codesta ragione, è normale prodotto dell’o breve latino quando porti l’accento, come l’ié è prodotto normale dell’e breve latina accentata. Laonde avemmo: io muóvo, allato a noi moviámo; nuóvo, allato a rinnováre e novità; così come avemmo: siéde, allato a sedúto; piéde, allato a pedáta. L’o lungo latino, all’incontro, o l’e lunga latina, quando pur sieno in accento, ci danno sempre la