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X | PROEMIO. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:18|3|0]]valga a minorare questo male od a sanarlo. Ma le sue abitudini lo fermano naturalmente, prima che a ogni altra cosa, alle considerazioni, che ognun sa fare, ma che a tutti forse non pajono di ugual momento, sull’intima ragione del perchè altri si abbiano questo gran bene della sicurezza della lingua, che all’Italia manca. Perchè veramente ha dunque la Francia la salda unità della sua lingua, o perchè l’ha non meno salda, e anzi più salda e robusta ancora, l’Allemagna?
Tutti sanno rispondere, con maggiore e miglior copia di parole che non si possa qui ammannire. La Francia attinge da Parigi la unità della sua favella, perchè Parigi è il gran crogiuolo in cui si è fusa e si fonde l’intelligenza della Francia intiera. Dal vertiginoso movimento del municipio parigino parto ogni impulso dell’universa civiltà francese; e come a quel movimento prendono attiva parte Francesi di ogni provincia* che non si sentono efficaci se non quando spendano le forze loro nell’unico e maraviglioso e tirannesco laboratorio che è in riva alla Senna, così nessun concetto, nessun’opera, nessun argomento di civiltà si può ormai diffondere per la Francia con altra parola che non sia la parola parigina, per la quale e con la quale surge. Nessuna città francese, priva ancora della lingua, ha mai portato le proprie sue creazioni a Parigi, ut videret quid vocaret ea ma viene da Parigi il nome, perchè da Parigi vien la Còsa. E la Francia avendo in questo municipio l’unità assorbente del suo pensiero, vi ha naturalmente pur quella dell’animo suo; e non solo studia e lavora, ma si commuove, e in pianto e in riso, così come la metropoli vuole; e quindi è necessariamente dell’intiera Francia l’intiera favella di Parigi, con tutta la nobilissima sua grazia e con tutti i suoi capricci gergali, con tutta l’acutissima sua limpidezza, ma piy con quel suo fare stereotipo, che può facilmente intorpidire il pensiero e far che lo spontaneo rasenti l’automatico. Poiché non bisogna già magnificar soverchiamente le fermissime rotaje dell’unico uso; e se è buono che la parola obbedisca al pensiero con facil sicurezza, è vero e riconosciuto altresì, che i cervelli mediocri (e qui il mediocre è sempre quello che più importa e decide, perchè i grandi fanno