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PROEMIO. XVII

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:25|3|0]]indefinitamente più inoltrato che non si sia potuto avere fra gli Italiani. Ora l’assunto implicito in quella domanda, che è d’imaginare singoli esempj, i quali concernano un tale processo ipotetico od i suoi effetti, può legittimamente parere arduo insieme e puerile; e pigliarlo nelle strettezze di un discorso cosi meschino com’è il presente, non è la minore fra le temerità di cui si danno tante prove in questi pochi fogli. Ma il bisogno dell’evidenza non permette di sfuggire questo carico; e il trattarsi di casi imaginarj, non già di suggerimenti (che sarebbe una curiosa presunzione) o pur di concreti desiderj, potrà forse rendere meno difficile Pin- diligenza di chi legge. Si finge qui dunque, per un breve istante, l’officina germanica trasportata e adattata all’Italia; dove intanto sarà lecito affermare, sulle generali, che la qualità della letteratura e quindi della lingua iniziale, e la potente organizzazione della chiesa italiana, avrebbero dovuto agevolar l’opera di non poco, e renderne il frutto ben più squisito di quello d’oltremonte. Il tipo della lingua italiana sarebbe sempre rimasto non solo toscano, ma sì propriamente fiorentino; vale a dire, per accertar l’enunciato con qualche esempio, che non solo un veneziano amào per amato, o il milanese rcesa per rosa, o un condizionale alla lombardesca o alla friulana come io portaréssi, oppure un costrutto come tu hài~tu> secondo il genio dell’Alta Italia, non vi sarebbe mai più stato legittimo o possibile, ma neppure un gàmbaro alla sanese, in luogo del gambero di Firenze. Il tipo fonetico, il tipo morfologico e lo stampo sintattico del linguaggio di Firenze si erano indissolubilmente disposati al pensiero italiano, per la virtù sovrana di Dante Allighieri. Ma tutto quantp non contravvenisse al tipo, e fosse paesano e trovato acconcio o preferibile nella gran conversazione delle intelligenze nazionali, datesi a un’attività sempre più estesa e più intensa e svariata, sarebbe passato per non meno o pure più legittimo di ciò che spettava al fondo fiorentino, e a questo si sarebbe contessuto, e l’avrebbe in vario modo, e di certo non lievemente, modificato. Si sarebbe rispettata e voluta una libertà naturale e necessaria, ugualmente rimota dalla superstizione e dalla licenza; e non v’ha nessuna parte del linguaggio

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