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PROEMIO. XIX

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:27|3|0]]un articolo dell’Enciclopédia popolare italiana (nella prima edizione per lo meno) a intitolarsi piuttosto àbattoir che non ammazzatoio. Nelle Marche, o in qualche parte delle Marche, dicono piovere a vento per significare che la pioggia, spinta dal vento, cade in direzione obliqua (il friulano piovi di stravtnt). Ora, nelT ambiente imaginario della nostra ipotesi, nessuno si sarebbe sognato d’interdire, a priori, l’uso di questa locuzione così calzante, per la ragione che andasse aspettato o il consenso o il sinonimo dei fiorentini. Se a un veneziano fosse venuto il capriccio di scrivere che una cosa dà becco alle stette, per significare che è squisita, nessuno di certo gli avrebbe dato retta; nè più che a lui ad un fiorentino o ad un napoletano, che avesse voluto mettere in mostra qualche suo modo di simil risma. Ma nessuno avrebbe mosso rimprovero al veneziano se egli offriva alla letteratura italiana il suo mettere il cervello a segno, malgrado il pericolo che a Firenze così non si dicesse, o ivi piuttosto mettessero il cervello a bottega od a partito. Vero è che il siciliano, per significare il medesimo, sarebbe forse uscito col suo metter pensiero (méttiri pinséri), unione di parole che altrove può valere ’dare apprensione’. Ma ognun vede, dopo il primo sgomento, che l’equivoco non può facilmente avvenire od anzi è a dirittura impossibile; poiché ’metter pensiero’, quando porti il significato di ’dare apprensione’, deve reggere di necessità un dativo, che nell’altra significazione deve di necessità mancare; e il metter pensiero, locuzione parallela al metter radice, sostenuto da una Sicilia che emulasse in attività civile la Sassonia, cioè che mandasse al continente italiano i suoi milioni di chilogrammi di libri, avrebbe potuto fare ben legittima fortuna, poiché l’autorità legittima è l’energia operosa. E il gusto dei forti, d’altro canto, suol essere meno schizzinoso di quello dei deboli; diguisachè, rimanendo sempre nella nostra ipotesi, se per ’stare in apprensione’ lo scrittore siciliano avesse più facilmente detto: star con pensiero (stari cu pinséri), e il veneziano, all’incontro, per limitarci a lui, più facilmente: stare in pensiero, il divario poteva forse piuttosto allettare che non spiacere, e nessuno, ad ogni modo, ne avrebbe voluto fare un caso di stato. Si è sentito, che traducono

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