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§ 2. Ladino e Lombardo. B. i. Valli di Bormio* 287

durci al seguente quesito: se cioè questa comunanza di fenomeni ancora provenga dalla commistione di due favelle diverse, o non piuttosto si debba ripetere da quelle conformità di condizioni isteriche per le quali si possono indipendentemente sviluppare delle varietà intermedie. «Che se a me è dato, non già di compire, ma almen d’iniziare questo esame, gli studiosi ne dovranno saper grado al professor Giuseppe Picei, direttore del reale ginnasio di Brescia. Saputosi dall’egregio uomo come io indarno venissi cercando il Processo di Maddalena Lazzari, citato dai Monti «, egli mi sovvenne imprima con una Comediuola inedita, la quale deve risalire alla metà del seicento, ed è probabilmente il testo più prezioso che per l’indagine nostra si possa avere. Due personaggi vi parlano il vernacolo della Val Furva (bacino dei Frodolfo), ed un altro vi adopera una varietà alquanto diversa, che meno scostandosi dal tipo fonetico degli attigui dialetti valtellinesi, dev’essere quella del capo-luogo, cioè di Bormio. La cortesia del Picei ha poi voluto aggiungerci un piccolo Vocabolario furvese, inedito esso pure, di mano moderna e di beli* ortografia. La varietà della Val Furva può di poco differire da quelle delle valli di Sotto e di Dentro, per la seconda delle quali avevamo una versione della Parabola nel vocabolario del Monti; e il Picei comprendeva queste e quella nei saggi rustici, che egli, bormino, si è inoltre compiaciuto di attingere alla tenace sua memoria, soddisfacendo con generosa abnegazione alle mie domande. Riproduco ora in carattere corsivo, senz’altra indicazione, gli esemplari che ho raccolto dalle labbra di quel valentuomo, e quindi sono trascritti secondo le nostre norme. Altre voci, pure che il bormiese si distacca affatto, per la prima proprietà, dall’engadino; e come tocchi pur quell’autore di particolari affinità fra V engadino (retico) e il livignasco, ma le faccia consistere nell’-er = *-dre degli infiniti, e nei suoni s z per s g (*g), che sono appunto fenomeni i quali ricorrono, come tosto vedremo, pur nelle varietà propriamente bormine.

  • Processo di M. L. condannata quale strega in Bormio Fanno 1673; ms. di

134 pagine, parte in italiano e parte nel vernacolo di Bormio; Mt. voc. 371. A p. 425-6 ne dà una mostra, la quale accennerebbe alla varietà del capo-luogo (se te ciapes mal, ti has fatte, coflà-t gonfiarti) anziché alle più caratteristiche di cui veniam tosto a parlare.

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