< Pagina:Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

§ 2. Ladino e Lombardo. B. u, 1. Continuatori di «n+cons., e di dn. 293

vere scaturigini del dialetto bormiese; ma la Val Venosta è una fonte romana che il tedesco ci ha ormai essiccato. Maggior luce ci verrà in ogni modo da una più ampia esplorazione delle stesse varietà bormine, la quale speriamo che più non abbia gran fatto a tardare. Intanto, pur le condizioni in cui vi appare Va in accento, sebbene in parte spettino ed ora ci conducano ai caratteri di originale affinità fra il gruppo ladino e il lombardo, possono concorrere, visti i generali caratteri del bormiese, a confermarci nell’idea che questo veramente formi od accenni una varietà spontanea ed intermedia fra* due gruppi (cfr. p. 299). II. Toccando testé delle condizioni dell’a in accento, volevo principalmente alludere all’è per à nella formola AN+cons. (n. 13 e 16) e nella formola -AN (n. 5-6), due filoni pei quali converrebbe tentare tutta la fascia cisalpina fra lo Stelvio ed il Gottardo, e che in larga falda poi scendendo per la sezione occidentale della Lombardia, riescono ai dialetti emiliani. I tipi sarebbero più specialmente: menca, quent[o], pen. Circa i quali accade imprima di domandare, se abbiano a considerarsi come dirette continuazioni o propaggini dei continuatori transalpini delle forinole stesse, tra’ quali ci occorsero tali figure engadinesi che quasi si confondono con queste cisalpine 1; o se piut-* tosto non si tratti del principio medesimo, cioè del turbamento dell’à dinanzi a nasale sia scempia o sia implicata, il qualé faccia parte delle radicali affinità, ma si manifesti indipendentemente in varia guisa. L’essere oltralpe (e intendasi irr quella regione d’oltralpe che è qui considerata) limitate a un breve territorio le particolari figure di cui tocchiamo, e il vederle all’incontro largamente diffuse al di qua de’ monti e collegate coi fenomeni diversi ma analoghi della provincia^ emiliana, ci fanno decidere per la seconda sentenza. E resta ancora di avvertire sulle generali, come si debba tenefe ben distinto Ve per à dei continuatori a cui ora alludiamo, dall’i per à davanti a riessi che incomincino per R o fuor di posizione, sebbene uVvenga che in alcune varietà si trovino riuniti 3; e come, massime per ÀNT e AND, Ve in più incontri appaja peculiare al plurale mascolino 4 V. Talto-engadin. a p. 242-3.

  • La distin/.ione fra i due fenomeni risulta quindi chiara anche sul ristretto

campo nel quale ora ci moviamo, pel fatto che la presenza dell’uno non im

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.