Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
§ 2. Ladino e Lombardo. B. n, 1. Continuatori di dn-rcons., e di àn. 295
e per le valli ticinesi ne trovammo qualche vestigio in sino al Gottardo. Ora scendendo verso la pianura di Lombardia, avremo, dall’una parte, continuo Y-àn per -àn nella Bassa Brianza: pàn, càn, mdn; dall’altro, in un mio saggio di varesano rustico (Varese Castellanze): pen, grend, el doménda (ma: tant), e mene. E proprio nel piano, la varietà bustese, anche per altri conti assai preziosa, ora appagherà, nel più compiuto modo, la ricerca alla quale attendiamo, come si vede dalle serie di esempj che facciamo qui seguire»: [Busto-Arsizio] ANT: tento, intento, tenta pu tanto pili, tent affaccio (affatto), tent pizzi, par chento per quanto, chent tosann quante figliuole, piéntan*, marchenti, a cerchenti per i cu (cfr. *i frati cercanti’), ne ten pocco gho diamenti; inenzi, usenza, increenza, ftondienza abondanza, patronenza; ANCT: tut or sento di; AND: mén<fan, domendo, comenda; ANC ANG: almenco, enchi anche, nenchi, senghi; e ugualmente nel gruppo labiale AMB: in schembio, ighembù Dinanzi a ogni altro nesso Ya rimane puro: guarda, spalla, caparra^ e. persino pagn panni, e sti agn; solo eccettuandosi piezza y che può avere suoi particolari motivi (cfr. p. 121 e ’Bormio’). Ora alla forinola AN: pen ì chen, domen, lonten, nostren nostrani, Milen, [gren che], E puro all’incontro ogni altro d fuori di posizione: cara, paar pare, tósi!, casi* padri padre, carità, flà; infin. giugà ecc., partic. trovà ecc. 3. È un’apparente eccezione quella di fei fatto, trei tratto (e quindi stei e andei), in cui s’ha veramente T assimilazione *aj et; cfr. il pres. §, n, 6. 1 I miei testi bustesi son due saggi poetici moderni, inseriti in Ch. E. S. Ili 26 [14], sotto T intitolazione: ’Dialetto bustese rustico’. A questo dialetto ritorniamo più innanzi, nel presente paragrafo, II, 4. 6. 7. E cfr. f Bregaglia’ num. 1-2. 1 Questo esemplare è pur sempre del milanese urbano, con Ve pur nelle forme di prima àtona. Quindi Ch. nel toc.: pientà, pientàda, ecc.; e nelle poesie del Porta: e’I me piànta li, piénten, spiénten.
- Notevolissimo il participio del tipo ladineggiante: impiastrouu (che leggeremo:
-sfrti), gomitouu, falouu, taccou (cfr. i preced. spogli di questo §), il quale si alterna, in uno dei saggi, col tipo milanese che nel testo addu^ ceramo. Veniamo del resto quasi a coincidere, ma non vorremmo qui pure confonderci, coII’-om dei participj genovesi (vedine i Saggi liguri). Di un esemplare solitario in cui la formola -dna si continua al di qua dell’Alpi per -dna ecc. (cfr. aun allato ad em nelPEngàd.), esemplare che avemmo anche in ’Brègaglia’ n. 5-6, e ritorna pure in Valtellina, veggasi la p: 122 in f., e Diez less. II a, s. ’pialla’, confrontando la nota che ora segue. Il termine sardo
addotto dal Diez, è peculiare alla Gallura.