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XXXII | PROEMIO. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:40|3|0]]parte che a loro spetta nel comune lavoro delle genti civili. Ma sia comunque, non può a noi parere, per le ragioni qui addotte o accennate, che il fiorentinismo giovi in alcun modo all’intento di rinnovare òd allargare l’attività mentale della nazione, ma deve anzi parerci che addirittura vi controperi; non potremo credere cosi di leggieri che egli giovi a stremare la soverchia preoccupazione della forma, ma deve anzi parerci che vie più l’accresca; e ci parrebbe finalmente un miracolo, se dei mali, che direttamente vuol curare, egli non riuscisse a liberarci a quel modo, che i dazj esagerati soglion far del contrabbando.
Ma delle condizioni e delle tendenze, che qui si sono rapidamente ricordate, tanto più si doveva e si deve risentire il movimento od il progresso di ciascun ramo di studj, quanto il suo subietto meno perdoni una lunga e regolata ostinazione del lavoro di molti, e meno insieme si dilunghi dalle sfere in cui l’Arte dispiega l’opera sua. Quindi le discipline istoriche, e le filologiche in ispecie, se ne risentirono molto di più che non le matematiche o le fisiche; il che già non vuol dire, che non si sieno avuti in ogni tempo, e quindi si abbiano pur nel presente, e da ogni parte dell’Italia, uomini così insigni nella filologia e nella storia, che tutta Europa c’invidii; ma vuol dire, secondo che più sopra si è ripetutamente indicato, che in questo gruppo di studj il numero dei buoni seguaci si è dovuto fare più scarso che mai, e di rimbalzo più che mai slegata la serie de’ maestri. Onde si spiega, come ancora si possa sentire, e sentir lodata, una moltitudine di scrittori, che in fondo vengono a dirci, dover la pura italianità (pura a modo loro), rassegnata ormai a non più entrarci nel giro delle scienze esatte, che è dei cosmopoliti, padroneggiar lei, con rinovellata energia, tutto quanto il resto; il qual resto poi, al far dei conti, sembra determinarsi per loro in tal modo, che fra il compasso e la cetra, fra il microscopio e l’Arte, non ci sia pressoché nulla di sodo e positivo, o solo dei ruderi più o men frammentar)’, dei materiali che si ribellano a ogni studio sicuro o fecondo, intorno ai quali sudano, ed anche di soverchio, degli eruditi più o meno miopi, non benedetti d’altra speranza che non sia quella di render forse più facile al mero buon