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PROEMIO. | XLI |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Archivio Glottologico Italiano, vol. 1, 1873.djvu{{padleft:49|3|0]]vi si debba addurre al confronto se non ciò che torni di un’opportunità veramente specifica. Nè occorre ricordare con molte parole, quali sieno, sulle generali, le aspirazioni legittime di ogni indagine italiana. Tenere, dall’una parte, di quella lucidezza, di quella sapienza nelT economia e nella struttura del lavoro scientifico, per le quali sono. così grandi maestri i francesi; ma piegar, dall’altra, queste virtù, sin dove occorre, a tutti quegli spedienti, senza i quali è troppo difficile, e molte volte impossibile, conseguir la densità e la potenza del lavoro tedesco.
Ma se l' Archivio vuol principalmente dedicarsi a sviscerare la storia dei dialetti italiani ancora superstiti, non però egli si asterrà dall’accogliere speciali studj anche sulle varie lingue dell’antica Italia e pur sulle estranee che alla loro immediata illustrazione possan giovare. Nè trascurerà quegli idiomi stranieri che sono ancora parlati da popolazioni italiane, e avrà confini ancora più indeterminati per le notizie bibliografiche ch’egli si propone di ammannire. Dalla latitudine del campo, non dovrà però mai derivare alcuna bizzarra mescolanza nella disposizione dei frutti che si riesca a raccogliervi, od alcun ostacolo alla loro migliore e maggior diffusione. Così, a cagion d’esempio, si formerà prossimamente un volume, dedicato per intiero a studj celtici (nel quale saranno contenute tutte le glosse iberniche del Codice Ambrosiano); e il solerte editore ha già dal canto suo annunziato, che ciascun volume, e anzi ciascun fascicolo dell’Archivio, sarà posto in vendita anche separatamente.
Rimane, per ora, che mi sia concesso ringraziare, dal vivo dell’animo, i valorosi amici che hanno voluto venir meco in questa impresa. Che se altri io qui lascio di nominarne, per non turbar la loro bella modestia, ed altri per non offender quella che io dovrei avere, nessun riguardo può trattenermi dal rendere particolari grazie a Giovanni Flechia, il quale, veramente, avrebbe egli dovuto parlare in questo luogo, siccome colui, che, a tacer di altre sue preminenze, è il vero e l’acclamato antesignano di quanti siamo a studiare i dialetti dell’Italia.
Milano, 10 settembre 1872.
G. I. A.