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Polemiche 171

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ardigo - Scritti vari.djvu{{padleft:177|3|0]]scovo? Per carità! Piuttosto rimanere sempre, come pure sono stato da principio, un semplice maestro elementare. Ah, sì! L’Articolista non lo immagina il temperamento che sono io.

Per anni e anni a Mantova (e mi rallegro tutto a pensarvi e come a un tempo di vita proprio secondo i miei gusti) finita la scuola alle tre o alle quattro dopo il pomeriggio, e mangiato un poco a casa, io usciva dalle porte della città con un libro in tasca e carta e matita, e mi aggirava solitario, a mio agio, senza seccature attorno, fosse pure d’estate col gran caldo, sulle rive dei laghi, fermandomi talvolta in qualche insenatura ombrosa delle alture che li circondano, e preparandomi in mente il tratto del mio libro in formazione che doveva far seguito ai tratti già scritti. E sull’imbrunire, lieto del fardello delle fatte meditazioni che portava meco, tornava, tutto polveroso e inzaccherato, a casa a fare un po’ di cena, per passare al Caffè del Corso a giuocare un pajo d’ore al bigliardo. E quindi una buona dormita, e alzarmi la mattina assai per tempo a scrivere quanto aveva pensato il pomeriggio precedente, e godere così che un po’ alla volta venisse fuori un libro da lanciare al pubblico, come una sfida ai pregiudizi tradizionali: di lanciarla colla fiducia confortantissima della più salda e imperitura convinzione. Altro che il gusto di fare il vescovo!


In disaccordo colla Morale. — Che dire di un Articolista, tutto spirito di massone, il quale dà l’esempio non certo dignitoso di giovarsi, a mio disdoro, di articoli malevoli e calunniosi di giornali clericali, compiacendosi di riprodurli senza riprovarli, e quindi evidentemente a scopo di denigrazione della mia persona non più a lui simpatica dopo la mia lettera al Risveglio? Sicuro! Egli si affretta anche a ricordare essersi stampato, che io, l’apostata, lo spretato (anche questi graziosi e garbati epiteti mantiene quel gentiluomo nelle sue citazioni), lascio speranza

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