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iv - capitoli 109

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  Chi conosce piacer che quello ecceda,
ch’ella ti faccia parer falso un vero,
che ti può far morir, quando tu ’l creda?
  S’altrui suasione, o mio pensiero
mostra poi che gli è pur com’io temea,
si può miracol dir s’allor non pèro.
  Chi può stimar il gaudio che si crea
in quei dui giorni o tre quai dopo aspetto
un promesso ristor da la mia dea?
  Se diverso al sperar segue l’effetto,
né per lei trovo scusa se non frale,
non so come tal duol capisca il petto.
  Chi pensa, in sumnma, che per quante scale
s’ascende al ben d’amor, per altre tante
poi si ruina, sa ch’è minor male
  smontar che, per cader, salir piú inante.

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