< Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

liriche dubbie 267

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu{{padleft:273|3|0]]

V

CAPITOLI

I

Come cantare l’alta beltade e l’ardente desiderio
che essa gli suscita in cuore?

  Lasso, come potrò chiuder in versi
l’alta beltade e quel vago disio,
ove sì ingordi gli occhi e il cuore apersi?
  Ché, se ben lor valor misuro e ’l mio,
5essendo debil questo e quello immenso,
ben debbo esser nel dir lento e restio.
  Ma se ben ugualmente i’ non dispenso
alla man quei concetti adorni ed alti,
che per gli occhi nel cuor mi formo e penso;
  10pur suolsi dir che ’n gli amorosi assalti
passione occulta e virtú non intesa
rado avien che s’alleggi e che si essalti.
  Però, a rimedio de la mente accesa
ed a gloria di quella alma beltade,
15la debil penna ne la mano ho presa.
  O singolar virtú, vera onestade,
che mi sospingi lá dove, se manca
tuo aiuto, la virtú mia morta cade;
  dettami con qual modo illustra e imbianca
20all’apparire il tuo beato lume
l’occaso, dove ogn’alma imbruna e sbianca,

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.