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46 ii - sonetti

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XXXVIII

Un soldato ferrarese vincitore d’uno spagnuolo.

  Ecco, Ferrara, il tuo ver paladino
di fé, d’ingegno, di prodezza e core;
ecco quel c’ha chiarito il fatto errore
4d’alcun di Spagna al buon duca d’Urbino.
  Animo generoso e pellegrino,
che di sí alta impresa il grande onore
riporti alla tua patria, al tuo signore,
8qual giá gli Orazi al populo sabino.
  Fra ferri ignudo e sol di cor armato,
con l’altèro inimico a fiera fronte,
11quanto è ’l valor d’Italia hai dimostrato.
  Diffeso hai il vero e vendicate l’onte,
e l’ardir orgoglioso hai superato;
14fatte hai le forze tue piú aperte e cónte.
 Forse seran men pronte
le voglie di color ch’a simil gioco
17inanzi al fatto avean un cor di foco.
 Ecco ch’a tempo e a loco
il Ciel, ch’opra lá su, qua giú dispone
20virtú, giustizia a un tratto e parangone.

XXXIX

Contro Alfonso Trotto, fattore ducale.

  Magnifico fattor, Alfonso Trotto,
tu sei per certo di grand’intelletto;
in ciò che tu ti metti esci perfetto,
4ed i maestri ti lasci di sotto.
  Da Cosmico imparasti d’esser giotto
di monache e non creder sopra il tetto,
l’abominoso incesto, e quel difetto
8pel qual fu arsa la cittá di Lotto.

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