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76 | i cinque canti. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu{{padleft:105|3|0]]
Poi, senza dir parola, il freno volse,
E di lor vista in gran fretta si tolse.
91 Bradamante lo prega che ’l suo nome
Le voglia dire, ed ottener nol puote:
Orlando in fretta il destrier sprona, e come
Corrier che vada a gara, lo percuote.
Va Bradamante a Gano, e per le chiome
Gli leva il capo, e due e tre volte il scuote;
Ed alza il brando nudo ad ogni crollo,
Con voglia di spiccar dal busto il collo.
92 Ma poi si avvide che, lasciandol vivo,
Potría Marsilia aver per questo mezzo,
E gli faría bramar, d’ogni agio privo,
Che di sè fosse già polvere e lezzo.
Come ladro il legò, non che captivo,
E col capo scoperto al sole e al rezzo,
Per lunga strada or dietro sel condusse,
Or cacciò innanzi a gran colpi di busse.
93 Quella sera medesima veduto
Le venne lo scudier del quale io dissi
Che andò a Valenza a domandare ajuto,
Nè parve a lui che Orlando lo esaudissi;
Indi era dietro l’orme egli venuto
Di Gano, per veder ciò che seguissi
Della sua donna, e per poter di quella
Ai fratelli portar poi la novella.
94 A costui diede la cavezza in mano,
Che pel collo, pel fianchi e per le braccia,
Sopra un debol ronzin, l’iniquo Gano
Traéa legato a discoperta faccia.
Curar la piaga gli fe da un villano,
Che per bisogno in tali opre s’impaccia;
Il qual, stridendo Gano per l’ambascia,
Tutta l’empie di sale, e appena fascia.
95 Il Maganzese al collo un cerchio d’oro,
E preziose anella aveva in dito,
Ed alla spada un cinto di lavoro
Molto ben fatto e tutto d’or guernito:
E queste cose e l’altre che trovoro
Di Gano aver del ricco e del polito,
La donna a Sinibaldo tutto diede,
Ch’era di maggior don degna sua fede.