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canto quinto. 117

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Venner continüando il lor viaggio
Su ’n monte onde vedean giù nella valle
La pugna che Sassoni, Ungari e Traci,
Facean crudel contra i Francesi audaci:

76 E gli aveano a tal termine condotti,
Per esser tre, com’io dicea, contr’uno;
E sì gli avean nell’antiguardia rotti,
Che senza volger vólto fuggía ognuno:
Nè per fermargli i capitani dotti
Della milizia avean riparo alcuno;
Anzi, i primi che in fuga erano vôlti,
I secondi e i terzi ordini avean sciolti.

77 L’ardite donne, con Guidone, e ’nsieme
Gli altri venuti seco a questa via,
Sul monte si fermâr che dall’estreme
Rive d’intorno tutto il pian scopria;
Dove sì Carlo e li suoi Franchi preme
La gente di Sansogna e d’Ungheria,
E l’altre varie nazïoni miste,
Barbare e greche, ch’a pena resiste.

78 Con gran cavallería russa e polacca,
L’esercito di Slesia e di Sansogna
Guida Gordamo; e sì fiero s’attacca
Colla gente di Fiandra e di Borgogna,
E sì l’ha rotta, tempestata e fiacca
Al primo incontro, che fuggir bisogna;
Nè può Olivier fermarli, ch’è lor guida,
E prega invano e ’nvan minaccia e grida.

79 Or, mentre questo ed or quell’altro prende
Nelle spalle, nel collo e nelle braccia,
Volge per forza l’un, l’altro riprende
Che ’l nemico veder non voglia in faccia;
Gordamo di traverso a lui si stende,
E su ’n corsier ch’a tutta briglia caccia,
Sì coll’urto il percôte e sì l’afferra
Colla gross’asta, che lo stende in terra.

80 Non lunge da Olivier era un Gherardo
Ed un Anselmo: il primo è di sua schiatta,

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