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175 | satira terza. |
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Dove è gran turba: nè bella nè brutta,
153Che non t’ha da spiacer, se non ti aggrada.
Chi quindi esce, a man ritta truova tutta
La gente bella, e dal contrario canto
156Quanta bruttezza ha il mondo esser ridutta.
Quinci più sozze, e poi più sozze quanto
Tu vai più innanzi; e quindi truovi i visi
159Più di bellezza, e più, tenere il vanto.
S’ove dêi tôr la tua vuoi ch’io t’avvisi,
O nella strada o a man ritta, nei campi
162Dirò, ma non di là troppo divisi.
Non ti scostar, non ir dove tu inciampi
In troppo bella moglie, sì che ognuno
165Per lei d’amor e di desire avvampi.
Molti lei tenteranno, e quando ad uno
Repugni, o a dui a tre, non stare in speme
168Che non ne debbia aver vittoria alcuno.
Non la tôr brutta, chè torresti insieme
Perpetua noja: medïocre forma
171Sempre lodai, sempre dannai le estreme.
Sia di buon’aria, sia gentil, non dorma
Con gli occhi aperti; chè più l’esser sciocca,
174D’ogni altra ria deformità, deforma.
Se questa in qualche scandalo trabocca,
Lo fa palese in modo, che dà sopra
177Li fatti suoi faccenda ad ogni bocca.
L’altra più saggia si conduce all’opra
Secretamente; e studia, come il gatto,
180Che la immondizia sua la terra copra.
Sia piacevol, cortese; sia d’ogni atto
Di superbia nimica; sia gioconda,
183Non mesta mai, non mai col ciglio attratto.
Sia vergognosa; ascolti, e non risponda
Per te, dove tu sia; nè cessi mai,
186Nè mai stia in ozio: sia polita e monda.
Di dieci anni o di dodici, se fai
Per mio consiglio, sia di te minore:
189Di pare o di più età non la tôr mai;
Perché passando, come fa, il migliore
Tempo e i begli anni in lor prima che in noi,
192Ti parría vecchia, essendo anco tu in fiore.
Però vorrei che ’l sposo avesse i suoi