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ALCUNE VERSIONI.




Libro I, Carme IV.

Coro di giovani ferraresi.


  Sorgete: omai significâr da lungi
Le tibie indizio che la sposa appressa.
Ecco vien, bella al par di Citerea
Quando aggiogati i cigni si ritorna
A Memfi, o di Citera agli alti gioghi,
O al bosco idalio, o d’Amatunta ai templi.
E non vedete come intorno agli occhi,
E al bel sembiante, ed alle gote, e a tutta
La maëstosa virginal persona
La Grazia aleggi, e ventilando i lievi
Vanni celestïal luce in lei piova?
Non vedete che in festa intorno a lei
Scherzan teneri Amori, e dai canestri
Versan sul capo adorno a gara fiori?
Quale alla neve della fronte i gigli,
Qual gli eterni amaranti pareggiando
Alle gote e le rose porporine,
S’ammiran poi che verso tal beltade
I diversi color perdono lume.
E non vedete là con mesta fronte
Seguirne il carro gioventù romana
Cui pesa il giorno al ritornar prescritto?
Chè non udiam ciò ch’e’ ravvolgon seco
In tuon sommesso, e non tentiam di arguti
Detti far lor pronta risposta, Imene
Così chiamando al talamo regale?
  Dolce Imen, caro Imene, Imenéo, vieni.


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