Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
alcune versioni. | 375 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu{{padleft:404|3|0]]
Libro II, Carme XVII.
Sii pur ricca, sii casta, sii avvenente,
Sii dotta, d’alta stirpe, e più, se ’l puoi:
Ma se benigna non sei similmente,
Trivulzia, a che questi gran pregi tuoi?
Non bella piacerai, casta egualmente,
Non dotta sembrerai, e ’l credi a noi;
Nemmen ricchezza o stirpe mai potria
Muovere alcun, nè più, se più vi sia.
Lo stesso.
Ivi, Carme XX.
In vano a muti segni atteggi il volto,
E col gomito e il piè favelli e preghi:
Da Lalio, il seccator, vuoi ch’io ti sleghi,
Aulo; e chi poi da te mi farà sciolto?
Anonimo.
Ivi, Carme XX e XXIII.
Vendo rose, tu gridi, e tu sei rosa:
Te, citta, vendi, o queste? od ogni cosa?
Citta, sei rosa, e rose a vender vai:
Te sola o queste? o l’una e l’altre dài?
Luigi Muzzi.
Altre versioni.
Dimmi, fanciulla, vendi queste rose,
Oppur te stessa, oppur ambo le cose?
Ma se tu se’ una rosa, e come osare
Dir: — Gente, chi le rose vuol comprare? —
Dici di voler vendere le rose?
Ma sendo tu una rosa, o vergin, dimmi
Se le rose o te dài, o ambo le cose?
Anicio Bonucci.