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170 | la cassaria. |
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SCENA II.
CRISOBOLO, VOLPINO.
Crisobolo.Non mi debbe già increscer che vietatomi
M’abbia questo mal tempo d’ire a Procida.
Volpino.(A tuo figliuolo e a me ben ha da increscere.)
Crisobolo.Chè del restar, ancorchè volontario
Non fu, ho più guadagnato, che partendomi
Non avrei fatto.
Volpino. (Se guadagno o perdita
Ci sia, te n’avvedrai.)
Crisobolo. Perchè al discendere
In terra ho trovato uno che già dodici
Anni non vidi...
Volpino. (Deh, perchè il medesimo
Non abbiam noi fatto di te?)
Crisobolo. E credevolo
Morto. Cento saraffi in Alessandria
Prestáigli; e tante merci, che valevano
Dugento, diegli per un anno a credito:
Poi poco appresso egli fallì, e credevomi...
Volpino.(Fallito ho io.)
Crisobolo. Di mai non ne riscuotere
Un grosso. Egli m’ha detto che in Arabia
È stato e in India...
Volpino. (Farían per noi simili
Padroni, che così lontano andassino,
Ch’a ritornar tardassin gli anni e i secoli.)
Crisobolo.E ch’egli è fatto ricco; e dipartitici
D’insieme noi non siam, che numeratomi
Ha cento ottanta ducati, e promessomi
Di dare il resto, come si finiscano
Alcune merci ch’egli ha fatto mettere
Oggi in dogana: e mentre che indugiatici
Siamo a parlar di quelle cose incognite
A noi di qua, si è fatto notte, e l’aria
Oscura e buja.
Volpino. (Ah vile e pusillanimo
Volpino! ov’è l’audacia, ov’è l’industria,
Ov’è l’ingegno tuo? Tu del navilio
Siedi in poppa al governo, e vorrai essere