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10 la cassaria.

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Corisca.     Non temere, Eulalia, che miglior vista avemo che lui, e saremo prime a vederlo. Deh prendiamo, ora che non è in casa, questo poco di spasso.

Eulalia.     Che spasso, misere noi, che ricompensi la millesima parte della disgrazia nostra? Noi siamo schiave; la qual condizione pur tollerare si potrebbe, quando fussimo di alcuno che avesse umanitade e ragione in sè. Ma fra tutti li ruffiani del mondo, non si potrebbe scegliere il più avaro, il più crudele, il più furioso, il più bestiale di questo, a cui la pessima sorte ci ha dato in soggezione.

Corisca.     Speriamo, Eulalia. Avemo tu Erofilo ed io Caridoro, che tante volte ci hanno promesso e con mille giuramenti affermato di farci presto libere.

Eulalia.     Quante volte ci hanno promesso e non atteso mai, è tanto più evidente segno che non hanno voglia di farlo. Se mille volte ci avessino negato ed una sola promesso poi, io mi starei con molta speranza; ma così ne ho pochissima. Se l’hanno a fare, che tardano più? Vogliono la baja, e ci tengono in ciance; e ci fanno gran danno, chè forse altri sarebbon comparsi per liberarci, e manco parole averíano usate e più fatti; e per rispetto di costoro si sono restati. Hanno poi fatto sdegnare Lucrano, che si ha veduto menare a lungo con vane promesse: e jeri mi disse, e forse ben vi ti trovasti, che non poteva più star in su la spesa, e che fra dieci dì, non comparendo chi ci liberasse, voleva che ognuna di noi, o buona o ria, si guadagnasse il pane; e non potendo venderne in grosso, ne vendería a minuto per quattro o sei quattrini, e per quel che si potrà avere. O misere noi!

Corisca.     E faccialo; che domine sarà? Pur vô credere e tener certo che li nostri amanti non ci abbino a lassare giungere a tanta miseria.

Eulalia.     Meglio è che andiamo dentro, chè per nostra sciagura Lucrano non ci sopraggiugnesse.

Corisca.     Ah! vedi i nostri cuori, che ne vengono a noi: non ci partiamo così presto; veggiamo ciò che oggi ci apportano.


SCENA IV.

EROFILO, CARIDORO gioveni, EULALIA,

CORISCA fanciulle.


Erofilo.     Oh che felice incontro è questo, Caridoro! questo è il maggior ben che per noi si possa desiderare al mondo.


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