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296 | la lena. |
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Vi so dir che l’ha bella e bene in ordine.
Lena.Non gli dico di quella; ma domandogli
S’egli arreca danar.
Flavio. Credéa arrecarteli
Per certo.
Lena. Tu credevi? mal principio
Cotesto.
Flavio. Chè un amico mio servirmene
Dovea fin jeri, e poi mi fece intendere
Jersera (ch’era già notte) che darmeli
Farebbe oggi o doman senza alcun dubbio.
Ma sta sopra di me: doman non fieno
Vent’ore, che gli avrai.
Lena. Domane, avendoli,
Farò che l’altro dì, a questa medesima
Ora, entrarai qua dentro. In tanto renditi
Certo di star di fuora.
Flavio. Lena, reputa
d’averli.
Lena. Pur parole, Flavio: reputa
Ch’io non son, senza danari, per crederti.
Flavio.Ti do la fede mia.
Lena. Saría mal cambio
Tôr per danari la fede, chè spendere
Non si può; e questi che i dazî rescuotono,
Fra le triste monete la bandiscono.
Corbolo.Tu cianci, Lena, sì?
Lena. Non ciancio; dicogli
Del miglior senno ch’io m’abbia.
Corbolo. Può essere
Che essendo bella, tu non sia piacevole
Ancora?
Lena. O bella o brutta, il danno e l’utile
È mio: non sarò almen sciocca, che volgere
Mi lassi a ciance.
Flavio. Mi sia testimonio
Dio.
Lena. Testimonio non vô che all’esamine
Io non possa condur.
Corbolo. Sì poco credito
Abbiamo teco noi?
Lena. Non stia qui a perdere