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atto primo. — sc. ii, iii. 363
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mente alloggi qui meco.
Lippo.                                        Io ti ringrazio.
Son con questi alloggiato Della Semola;
Ed ho a far sì con loro, che spiccarmene
Posso male; ed appena ho avuto spazio
Di venirti a vedere, ed or m’aspettano.
Fazio.Verrò a trovarti questa sera.
Lippo.                                                Lasciati,
Per tua fè’ spesso veder, e godiamoci,
Finch’io sto qui, più che ci sia possibile.
Fazio.Cosi faremo. Ecco Cintio con Temolo.
Se tutti i servitori così fosseno
Fedeli alli padroni come Temolo
È a questo suo, le cose passerebbono
Delli padroni meglio che non passano.


SCENA III.

CINTIO, TEMOLO, FAZIO.


Cintio.Temolo, che ti par di questo astrologo,
O negromante voglio dir?
Temolo.                                            Lo giudico
Una volpaccia vecchia.
Cintio.                                    Ora ecco Fazio.
Io domandavo costui dell’astrologo
Nostro quel che gli par.
Temolo.                                        Dico ch’io il giudico
Una volpaccia vecchia.
Cintio.                                      Ed a voi, Fazio,
Che ne par?
Fazio.                      Lo stimo uom di grande astuzia
E di molta dottrina.
Temolo.                                 In che scïenzia
È egli dotto?
Fazio.                      In l’arti che si chiamano
Liberali.
Cintio.               Ma pur nell’arte magica
Credo che intenda ciò che si può intendere,
E non ne sia per tutto il mondo un simile.
Temolo.Che ne sapete voi?
Cintio.                                Cose mirabili


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