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398 il negromante.

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Fazio.                                                    Saprestimi
Insegnar ove sia?
Temolo.                              No.
Fazio.                                   Pur trovarnelo
Bisogna, e far ch’egli venga Lavinia
A racchetar, che non fa se non piangere,
Sì che mi par che a strugger s’abbia in lagrime:
Ed io ne son ben stato causa, avendole
Detto ch’io stava in timor che lo astrologo
Non facesse, per arte dïabolica,
Raffreddar verso lei l’amor di Cintio.
Temolo.Ah tu facesti mal! Ritorna, e lievale
Questo timor, che non ci è quel pericolo
Che le hai dipinto.
Fazio.                                Ci bisogna altr’opera
Che la mia! Fin ch’ella non vegga Cintio,
Non è per confortarsi.
Temolo.                                    Dunque truovalo.
Fazio.Anderò in piazza.
Temolo.                            Va; sarebbe facile
Che tu ’l trovassi... Tu non odi? Ascoltami.
Me’ lo potresti ritrovar traendoti
Verso l’albergo ove alloggia lo astrologo,
Che forse gli è con lui. Ma dove torni tu
Con tanta fretta?
Fazio.                            Ah! che la cassa arrecano
C’hai detto.
Temolo.                      Ov’è?
Fazio.                                Vieni ov’io sono; vedila.
Temolo.Chi la porta?
Fazio.                      Un facchin.
Temolo.                                        Solo?
Fazio.                                                  Accompagnala
Pur quel suo servitore.
Temolo.                                      Ècci lo astrologo?
Fazio.L’astrologo non ci è.
Temolo.                                  Non ci è?
Fazio.                                                  Non, dicoti.
Temolo.Lascia far dunque a me.
Fazio.                                        Che vuoi far?
Temolo.                                                            Eccola.
Avvertisci a rispondermi a proposito.



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