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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ariosto - Commedie, Venezia 1551.djvu{{padleft:7|3|0]]
E che i Poeti antiqui ne faceano
Poche di nuoue, ma le traduceuano
Da i Greci, e non ne fe alcuna Terentio
Che trouaſſe egli: e neſſuna o pochißime
Plauto, di queſte c’hoggi di ſi leggono,
Non poſſo non marauigliarmi e ridere
Di queſti noſtri, che quel che non fecero
Gli Antiqi loro, che molto piu ſeppono
Di noi, in queſta, e ſi in ogni altra ſcientia,
Eßi ardiſcan di far. Tuttauia eſſendoci
Gia ragunati qui: ſtiamo un po taciti
A riguardarli. non ci puo materia
Ogni modo mancar hoggi, da ridere.
Che ſe non rideremo del’argutia
De la comedia, al men del’arrogantia
Del ſuo Compoſitor, potremo ridere.
E che i poeti antichi ne facevano
Poche di nuove, ma le traducevano
Da i Greci; e non ne fe alcuna Terenzio
Che trovasse egli; e nessuna o pochissime
Plauto, di queste ch’oggidì si leggono;
Non posso non maravigliarmi e ridere
Di questi nostri, che quel che non fecero
Gli antichi loro, che molto più seppono
Di noi sì in questa e sì in ogn’altra scienzia,
Essi ardiscan di far. Tuttavía, essendoci
Già ragunati qui, stiamo un po’ taciti
A riguardarli. Non ci può materia,
Ogni modo, mancar oggi da ridere:
Chè, se non rideremo de l’arguzia
Della Commedia, almen de l’arroganzia
Del suo compositor potremo ridere.