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4 parte prima

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu{{padleft:7|3|0]] abbandonarono Alfonso secondo, che con Ferrando suo figliuolo, Federico suo fratello navigò in Sicilia, molti si meravigliavano che Marino Brancazio essendo lor creato non fosse anco egli ito in Sicilia, e v’era uno che lo biasimava. Il che sentendo il signor Marco Antonio Sanazzaro disse: —Tu stai fresco se tu pensi che il signor Marino Brancazio debbia partirsi. Forse che non è tale il viver suo e tal nel bere e mangiare il suo valore e si fatta la forza del continovare dal matino a la sera i conviti, che egli si debbia spaventare per i fiasconi francesi e dar le spalle ai loro sontuosi banchetti? Tu vederai che egli diverrá il maggiore angioino che sia nel regno. — Intesero tutti il mordace motto e non poco ne risero. — Avendo ciò detto il signor Filippo Gallerate e piú non parlando, il conte Giovanni da Tollentino pigliò la parola e disse: — Questi signori nei lor parlari sono stati a Roma e a Napoli, ed io vo’parlar d’un nostro milanese. Ciascuno di voi o per vista o per fama conobbe il monarca de le leggi, messer Giason Maino, nostro gentiluomo di Milano. Egli na publicamente letto negli Studi primari d’Italia e dei duci di Milano è stato spesso oratore, e di tutte le sue imprese sempre onoratamente è riuscito come colui che nel vero possede molte ottime parli. Ora mandando il duca Lodovico Sforza, duca alora di Bari, madama Bianca, figliuola del duca Galeazzo suo fratello, a marito a Massimigliano eletto imperadore, volle che messer Giasone con molti altri signori e gentiluomini l’accompagnasse. Avvenne che essendo nel lago di Como ebbero una fortuna grandissima, di sorte che furono per annegarsi. Tutti quei signori e cavalieri, mentre che il periglio durò, stavano di malissima voglia per tèma de la morte. L’imperadrice con l’altre dame piangevano e gridavano mercé a Dio. I barcaroli erano mezzi perduti, di modo che non si vedeva altro che imagini di morte. Solamente messer Giasone era quello che di tutti si rideva, e né piú né meno se ne stava come se il lago fosse stato tranquillissimo. Fecero pur tanto i barcaroli che, essendo un poco cessato il vento, si ridussero a Bellano una parte, ed alcune altre barche furono astrette andare a Sorgo, terra quasi nel capo del lago. L’imperadrice

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