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PARTE SECONDA Sanseverina, vi si ritrovò il costumatissimo e splendidissimo cavaliere messer Angelo da Santo Angelo, che a caso era da Crema venuto per certi suoi affari. Era la signora Margarita a stretto ragionamento con l’eccellente iureconsulto messer Benedetto Tonso ed altri avvocati consultando sovra i meriti d’una lite, quando d’alcuni inetti cortegiani si favellava; onde messer Angelo a questo proposito narrò una ridicola e piacevole novella a molti gentiluomini che presenti erano, che fece insiememente e ridere e meravigliare chi l’udi. Il perché avendovi io sempre trovato gentile e pratico cortegiano, avendo voi i megliori anni vostri consumati in corte, m’è paruto, avendola scritta, di farvene un dono, non perché ella sia degna cosa per voi, ma perché leggendola veggiate quanta sia talora la melensaggine e trascuratezza di molti che si pensano d’esser Salomoni. State sano. NOVELLA LVII Uno si giace con la propria moglie non conosciuto da lei ed insegna altrui a far il medesimo assai scioccamente. Il ragionamento, signori miei, che ora voi fate mi fa sovvenire d’un cortegiano, cioè d’uomo che stava in corte e forse ancora vi sta, che in una pazzia che fece dimostrò assai leggermente che quando il suo parrocchiano gli diede il santo battesimo gli pose molto poco sale in bocca. Né so io come sia possibile che si truovi alcuno che ne le corti pratichi, che in tutto venda il pesce e gli resti si vota la zucca, come volgarmente si dice, che niente di cervello gli resti in capo. Il che nel vero avvenne a questo mio magro e scemonnito cortegiano, di cui io ora intendo favellarvi. Ché forse quando la nostra signora Margarita fosse qui in sala, io non so ciò che mi facessi, perciò che per riverenza di lei penso che lascerei da parte la novella di costui, ancor che non si disdica d’udir le cose che a la giornata, od oneste o disoneste che siano, occorrono; anzi porto io ferma openione che assai di giovamento rechino l'azioni umane quando s’intendono, imparando ciascuno da quelle, se buone

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