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PARTE TERZA umani e facili dopo le lezioni ad udire i dubi che gli studenti proponevano, e si sforzavano dottamente rissolvergli e sodisfar a tutti. Ora v’era tra gli altri un dottore molto attempato, che era più vicino agli ottanta che ai settanta anni, il quale era ne le leggi riputato dottissimo e in quelle un gran praticone, e dei consegli suoi era fatta grandissima stima. Ma chi lo levava fuor de le sue leggi, egli si trovava come il pesce fuor de l'acqua. Era assai simile a un gran dottore di questa città, il quale, per quanto già intesi, avendo ad una sua possessione in villa un castaido, si corrucciò molto seco e a ogni modo lo voleva levare da la cura de la possessione, e non per altro se non perché, avendogli d’alquanti giorni innanzi dato nuova come la porcella aveva partorito nove porcelletti, venne dopoi a dirgli che la cavalla s’era scaricata d’un bello poliedro.—Adunque—diceva ser lo dottore al castaido — tu mi vuoi, uomo da poco, rubare ed assassinarmi? Non m’hai tu detto che la troia fece nove porci? ed ora tu vuoi che la cavalla, che è tanto grande e grossa, non abbia fatto se non un poliedro? No, no, la non istà bene. Trovami gli altri poliedri, se tu non vuoi andar in mano de la giustizia. — Vedete mò, signori miei, se costui aveva del sale ne la zucca. Ora tornando al nostro legista, che deveva ne la sua giovanezza esser stato un gran gocciolone, andando dopo la lezione a casa ed avendo alcuni scolari seco, passando sotto i portici vide in caminando una giovane che gli parve fuor di misura bella, e domandò agli scolari chi ella fosse. Gli risposero che ella era una di quelle misericordiose che non lasciava morir nessuno disperato già mai. Andò di lungo il dottore a casa e, licenziati gli scolari, ritenne seco uno studente calabrese di cui molto si fidava. Era questo calabrese molto avveduto e sapeva andar a verso col dottore, di maniera che spesso era da quello tenuto a mangiar seco. A costui aperse il ser uomo che egli era in tutto e per tutto guasto de l’amore di quella bellissima giovane, e che moriva se non l’aveva a suo piacere. 11 calabrese, che era domestico de la giovane, disse: — Messere, io la conosco, e veramente ella è forte bella e piacevole. A me dà il core, se voi volete, condurvela qui in casa ogni volta che vi sarà a grado,

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