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PARTE SECONDA un di Massimigliano Cesare con i suoi a la caccia su quello di Tiroli circa le confini de la Baviera, s’abbandonò dietro ad un cervo e buona pezza lo cacciò. Ma o che egli avesse meglior cavalcatura degli altri o i cortegiani con diligenza noi seguitassero o che che se ne fosse cagione, egli usci di vista a tutti e si a dentro ne la selva s’imboscò, che né egli averebbe potuto udire le sonanti corna dei suoi né da loro, se sonato avesse, saria stato udito. E come gli altri avevano perduto 1’imperador di vista, cosi egli, essendosi il cervo dinanzi a lui dileguato, quello aveva smarrito, né traccia alcuna vedeva né orma da poterlo seguire. Cosi errando per quei folti boschi, pervenne a la fine in una assai larga ed aperta campagna. Era quivi un pover’uomo, il quale aveva caricato un suo cavallo di legna che nel bosco fatte aveva; e per disgrazia era la soma caduta in terra e il buon uomo molto di mala voglia s’affaticava per ricaricar il cavallo. Vide Massimigliano che colui indarno s'affaticava e che senza aita averia durata gran pena a ricaricarlo. E poi che alquanto da lontano stette a mirarlo, non riconoscendo forse la contrada, a quello accostandosi, gli domandò che paese era quello e in qual confine e se v’era villaggio appresso. II buon uomo, che per ventura non aveva forse mai veduto l’imperadore, a quello rivoltatosi ed altrimenti noi riconoscendo, gli rispose quanto del luogo sapeva; poi in atto di pietà gli disse: — Messere, voi fareste una gran cortesia ad aiutarmi un poco, fin che io potessi caricare ed acconciar questa caduta soma sul mio cavallo e andar per i fatti miei. — Cesare, che di natura sua era il meglior gentiluomo del mondo e nato per compiacer a tutti e mai non offender persona, udita la pietosa e necessaria domanda del contadino che vedeva senza pro travagliarsi, senza dir motto dismontò subito da cavallo e quello per le redine attaccò ad un ramo d’un arbuscello. Era Massimigliano di persona grande e di membra ben proporzionato, con un aspetto veramente imperatorio, la cui nativa bontà e liberalità più che cesarea tutti gli scrittori che di lui parlano e quelli che praticato l'hanno, sommamente commendano, perciò che mai non chiudeva le mani a chi a lui ricorreva. Ma quando

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