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NOVELLA VI
171 pezzi. Vinta da la còlerà saltò, gridando, fuor del letto e, mal consegliata, aperse la finestra de la camera che rispondeva suso una strada publica, e cominciò come forsennata quanto più poteva a gridare e chiamar i vicini e far levar quelli di casa. Il giovine, in si fatto laberinto trovandosi, subito si vesti. Ed avendo di già le serventi de la casa per comandamento de la padrona aperta la porta, entrarono alcuni de la contrada con lumi in casa e, montando la scala, incontrarono il giovine che a basso discendeva e gli domandarono che romore fosse quello. Egli disse loro che la madonna aveva trovato un ladrone; e disceso a basso, se n’andò errando da mezza notte per Parigi ove i piedi lo menavano. E stracco da la soverchia fatica durata, vicino al palazzo di Parigi si pose a sedere sovra un pancone di quelle botteghe che vicine al palazzo sono, e quivi vinto dal sonno s'addormentò. Erano in casa de la donna entrati molti vicini e le domandavano che cosa avesse. Ella, piena di tanta stizza, di còlerà e di sdegno che non vedeva lume, miseramente piangendo, lacerandosi la cuffia del capo, sterpandosi i capegli e furiosamente dibattendo le mani, scoperse fuori di proposito a tutti la sua vergogna e disse loro come il fatto del ribaldo servidore era successo. Parve a tutti la cosa molto strana, e mentre che attendevano a consolarla sovravenne di lei il marito, il quale, trovata aperta la porta a quell'ora e sentito il romore che in casa era, forte si meravigliò. Entrato dentro e montata la scala, udi da la pazza moglie cosa che di udire non aspettava già mai. Qual fosse il dolore che egli a cosi brutto annonzio senti, pensilo chi moglie aver si trova, se simil vergogna di lei sentisse. Domandò ove il manegoldo fosse ito, e non gli sapendo nessuno dire che camino avesse tenuto se non che era uscito di casa, fece che gli altri servidori ed alcuni dei vicini domestici lo seguirono, e si mise andar per Parigi cercando Io sciagurato servidore. Andando il padrone or qua or là, si abbatté a punto a la bottega ove il misero servidore sul pancone dormiva e, riconosciutolo, lo fece prendere e di buon matino lo presentò a la giustizia, accusandolo com'ispugnatore de l’altrui pudicizia e adultero. Essaminato, secondo che ebbe ardire di far