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PARTE TERZA

errori che gli idioti spesso in pergamo dicono, ma dirò di quelli che, poco discreti, vanno dietro a certe favole che mettono le predicazioni in deriso: come in Pavia intervenne a fra Bernardino da Feltro, per quello ch’io sentii un di narrare a fra Filippo da San Colombano, frate minore dai zoccoli, il quale nel loro luogo del Giardino in Milano, essendo in compagnia d'alcuni gentiluomini, per dargli un poco di ricreazione, narrò la cosa come fu, essendo a quei giorni egli scolare legista in Pavia. E perché è cosa da notare, l’ho voluta mandare a donarvela a ciò che, secondo che d’un sangue siamo, siate anco partecipe de le mie novelle. Stato sano. NOVELLA X Fra Bernardino da Feltro volendo porre san Francesco sovra tutti i santi è da uno scolare beffalo. Devete, signori miei, sapere che, essendo io ancora secolare e stando in Pavia ad udir le leggi civili, frate Bernardino da Feltro, uomo ne la religione nostra di grandissima stima, predicò tutto un anno ne la chiesa maggiore di Pavia, con tanto concorso che maggiore mai non fu in quella città veduto. Egli aveva l’anno innanzi predicato in Brescia e fatto publicamente su la piazza ardere quei capelli morti che tutte le donne avevano in diverse fogge in capo, che per accrescer la nativa loro beltà solevano portare, ed arso anco simili altre vanità donnesche. Fece anco arder quanti libri degli epigrammi di Marziale erano in quella città, e molte altre cose degne di memoria fece. Ora essendo egli il giorno del nostro serafico padre san Francesco in pergamo in Pavia, ove tutto il popolo era concorso, entrò a dire de le molte vertuti di san Francesco; ed avendone detto pur assai e narrati molti miracoli che in vita e dopo la morte fatti aveva, gli diede tutte quelle lodi, eccellenze e de- gnità che a tanta santità di cosi glorioso padre convenivano. Ed avendo con efficacissime ragioni, autorità ed essempi provato che egli era pieno di tutte le grazie e tutto serafico ed ardente di carità, entrò in un grandissimo fervore e disse: — Che seggio

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