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NOVELLA X

189 ti daremo oggi nel cielo, padre mio santissimo? ove ti metteremo, o vaso pieno d’ogni grazia? eli e luogo trovaremo noi conveniente a tanta santità? — E cominciando da le vergini, ascese ai confessori, ai martiri, agli apostoli, a san Giovanni Battista ed altri profeti e patriarchi, dimostrando tuttavia che più onorato luogo san Francesco meritava. Ed in questo cominciò, la voce inalzando, a dire: — O santo veramente gloriosissimo, le cui santissime doti e singolarissimi meriti e la conformità de la tua vita a Cristo sovra tutti gli altri santi t’essaltano, qual luogo trovaremo a tanta eccellenza convenevole? dimmi, popolo mio, ove 10 metteremo? ditemi voi, signori scolari che d’elevato ingegno séte, dove porremo questo santissimo santo? — In questo messer Paolo Taegio, alora scolare ne le leggi e oggi dottore in Milano famosissimo, che sedeva suso uno scanno di rimpetto al pergamo, essendo fastidito da le inutili e indiscrete ciancie del frate e forse dubitando che non lo volesse metter sopra od almeno a paro de la santa Trinità, levandosi in piedi, preso lo scanno con due mani e in alto levandolo, disse si forte che fu da tutto 11 popolo udito: — Padre mio, di grazia, non v’affaticate più in cercar seggio a san Francesco. Eccovi il mio scanno: mettetelo qui su e potrà sedere, ché io me ne vo. — E partendosi, fu cagione che ciascuno si levò e il popolo di chiesa si parti. Onde fu mestieri che il feltrino, senza trovar luogo al suo santo, se ne dismontasse del perga'mo e tutto confuso a San Giacomo se ne ritornasse. Onde si vuol ben considerare ciò che in pergamo l’uomo dice, a ciò che l’indiscrete predicazioni non facciano venir in deriso il verbo di Dio

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