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PARTE SECONDA

novelle da me narrate. Ora che essa madama è ritirata e siamo qui tra noi buon compagni, io vi vo’ narrare un’istoria avvenuta ne la mia patria Milano ad un giovine nobile e ricco. Che se io questi di vi lodai esso Milano, non vorrei perciò che voi credeste che tutti i milanesi fossero Salomoni e tra loro non fossero assai feudatari de la badia di San Sempliciano. Vedete voi questo giardino come è ben coltivato? come ha grasso e buon terreno? E nondimeno, ancor che dui ortolani fatti venir fin da la bella Toscana ognora ci siano dentro ed altro non facciano già mai che purgarlo e levarne le cattive erbe, tanto non si ponno affaticare né tanto mondarlo, che tra le buone erbe non ce ne siano di quelle che per l’uso de l’orto non vagliono nulla. Cosi è il giardino del grasso Milano, nel quale ci è d’ogni erba sorte, e tra quei nostri ambrogiani molti si trovano che non sono mai passati sotto l’arca di san Longino, onde meraviglia non è se talora fanno de le cose sgarbatissime. S’è a questi giorni parlato pur assai de le divine e poderose forze che suol adoperare Amore, e de le mirabilissime trasformazioni che talora fa, come fu di Cimone e di molti altri che di bestioni fece uomini. Tuttavia egli talvolta, per esser fanciullo e cieco, alberga in certi cori si sgarbati e ottusi che, quanto pili gli accende, quanto più si sforza di fargli avveduti e scaltriti, tanto più ne le azioni loro si mostrano scemonniti e, come dice il romagnuolo, restano « decimi ». Eglino fanno come le simie, che quanto più s'innalzano più mostrano le parti vergognose. Né si deve questo errore attribuire a l’Amore, perciò che egli dal canto suo s’affatica quanto può; ma alcuni nascono si indisciplinabili che non è possibile d'ammaestrargli. Molti vanno a Parigi, a Pavia, a Padova, a Bologna e in altri luoghi agli Studi generali per farsi dotti in diverse scienze; ma a la fine tanto ne sanno l’ultimo anno quanto il primo, e pure i lettori dottissimi fanno il debito loro. Ora per narrarvi l’istoria che v’ho promessa, vi dico che in Milano fu, ed ancora forse è, un giovane nobile e molto ricco, il cui proprio nome per ora vo’ tacere per buon rispetto, e lo domanderemo fintamente Simpliciano. Era egli bello de la persona e vestiva molto riccamente, e spesso

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