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NOVELLA XV
213 morire; l’orrendo caso d’esso re di Navarca ho voluto mandarvi, a fine che appo voi resti per pegno de la riverenza che il Bandello vi porta e de l’oblìgo che v’ho di molti piaceri da voi ricevuti. State sano. NOVELLA XV Morte miserabile del re Carlo eli Navarca per soverchia libidine ne la sua vecchiezza. Avete veduto, signori miei, di quanti beni è stata cagione la téma che il nostro illustrissimo e reverendissimo cardinale ha avuta di morire, devendosi far cavar la pietra che veduta tutti avete, la quale giorno e notte fieramente lo tormentava. Che ancora che egli sempre viva da catolico e buon cristiano, nondimeno essendo venuto a questo passo di farsi tagliare, e noi volendo maestro Matteo da Roma né maestro Romano da Casal - maggiore per altro che per morto se gli devevano porre le mani a dosso e cavargli la pietra, egli, non potendo più soffe- rire gli stimoli e le passioni accerbissime che mille volte l’ora lo facevano morire, si dispose con forte, animo al taglio. Ma prima, confessato, si communicò e fece tante elemosine a’ luoghi pii ed altri beni, che è stata cosa mirabile: il che ha causato, oltra la sua buona disposizione, la paura del morire. Ora se questo avesse pensato il re Carlo di Navarca, egli sarebbe vi- vuto più quietamente che non fece e averebbe fuggita la malvagia fine che ebbe. Dicovi adunque, come ne l’istorie dei regi di Navarca altre volte mi sovviene aver letto, che negli anni di nostra salute mille trecento ottanta cinque mori Carlo re di Navarra, il quale fu genero del re Giovanni di Francia, perché ebbe per moglie madama Giovanna sua figliuola. Fu esso re Carlo uomo di pessimi costumi e molto crudele, e poco di lui si poteva l’uomo confidare, perché di raro servava cosa che promettesse. E vivendo il re Giovanni suo suocero, prima che fosse preso da Edoardo prencipe di Galles e figliuolo del re Edoardo terzo d’Inghilterra, fece ammazzare il contestabile de