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PARTE TERZA Fieramosca, che egli mandò questi di a Capoa al signor Federico suo fratello. Esso signor Cesare in mia presenza comandò al suo uomo che come fosse a Fondi, subito presentasse le vostre lettere e madrigali a la signora Giulia, a la quale anco egli ha scritto di sua mano una lunga lettera in commendazione vostra con quel suo dire militare, lo mi fo a credere e porto ferma openione che quando essa signora Giulia vederà i vostri madrigali — né può molto tardare che il messo non arrivi a Fondi, — essendo quella gentilissima e giudiciosa eroina che è e da tutto il mondo è tenuta, che li leggerà con infinito piacere e gli riceverà tanto onorevolmente quanto cosa che gli potesse esser presentata, e forse più aggradirà ed averà care queste vostre bellissime composizioni che di nessun altro che la celebri. Quegli altri, che di lei tutto il di scrivono e la cantano e che si sforzano tale dimostrarla qual è, sono uomini il cui debito naturalmente è d'amare, onorare, riverire e celebrar tutte le donne, e massimamente quelle che lo vagliono, come ella è, che può dar materia amplissima a tutti gli scrittori de’ tempi nostri. Ma per dir il vero, sempre le lodi che gli uomini cantano de le donne portano di continovo con loro un poco di sospetto, che per troppo amore che loro si porta o per acquistare la loro grazia non si passi alquanto il termine de la verità. Ma se una giudiciosa donna come voi séte, loda un'altra donna, che sospetto si può avere che ella non dica la nuda e aperta verità? Voi — siami lecito cosi dire, parlando il vero e ciò che tutto il mondo vede, — nata bella e nobilissimamente e altamente maritata, di buone lettere ornata, che leggiadramente ne la lingua volgare componete e su le vostre rime fate i canti, e quelli, maestrevolmente composti, con ¡snodata e velocissima mano sonate e col suono accompagnate la soavità de la vostra voce; voi, dico, che séte tale, lodate la signora Giulia. Questa sarà ben vera e sincera lode, ove punto di sospetto non si può da Momo stesso trovare, conoscendosi che solamente la verità v’ha mossa a cosi di lei cantare. Felice adunque la signora Giulia che si nobile cantatrice de le sue vertù ha ritrovato! Ora, perché mi scrivete che io alcuna cosa de le mie vi mandi,