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PARTE TERZA ancora che in questo caso poco soccorso da lei sperasse. Fattosi adunque da capo, con lagrime e pietosa voce tutta l’istoria del suo amore con Paolina le discoperse, assicurandola che avendola ritrovata si ritrosa e superba, deliberato s’era di morire, parendogli esser assai minor pena sofferir la morte che restar in vita con si fiere ed acerbe passioni e con la disgrazia di colei che tanto amava. Pertanto la pregava che a nessuno questo suo amore manifestasse. La donna, udendo che la moglie di Saturnino era potissima cagione de la morte del suo signore, s’ingegnò a la meglio che puoté di confortarlo ed essortarlo a far buon animo e attendere a sanarsi, mettendo ogni altra cosa da canto, dicendogli che al tutto si trovava rimedio, pure che si conservasse la vita. Soggiunse poi ella che vederebbe pure di ritrovar alcuno compenso a ciò che egli conseguisse l’intento suo, e che molto non tarderebbe a recargli alcuna buona novella. Di questa speranza che gli dava la donna mostrò Mondo molto d'appagarsi, e le disse che farebbe ogni cosa per guarire, ma che ella non mancasse di servargli la promessa. Era la donna, come s’è detto, d’Egitto ed aveva grandissima consuetudine con alcuni sacerdoti egizi clic in Roma servivano al tempio de la dea Iside, fatta condurre da le parti de l’Egitto a Roma. Quando io penso a le faccende e a le gloriose opere fatte da’ romani prima che quella loro república fosse occupata da la tirannide di Giulio Cesare perpetuo dittatore, e agli atti particolari di molti cittadini, io resto pieno di meravigliosa ammirazione e non posso se non giudicare che fossero savi e prudentissimi. Ma quando poi rivolgo il mio pensiero a le cose de la religione e a la moltitudine dei dèi che adoravano e ai dèi nuovi che tutto il di portavano di questa e quella città, che non erano perciò altro che un pezzo di legno o di pietra in alcuna effigie fabricato, io rimango stupido né so che mi dire, parendomi pure che fossero di poco giudicio a credere che uomini mortali e femine impudiche acquistassero alcuna divinità. È ben vero che non si può se non sommamente lodare la religione e la riverenza ed osservanza di quella, che era per l’ordinario in tutti i romani, come chiaramente si vede negli annali ed istorie

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