< Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

NOVELLA XXI

269 sofferire d’esser stato come un fanciullo battuto, e deliberò fieramente vendicarsene, né altro attendeva che la oportunità. Essendo adunque ito Riniero un giorno a caccia con molti dei suoi, il perfido moro vide la padrona che con i figliuoli, dei quali il maggiore non aveva ancora.sette anni, era entrata per certi bisogni dentro la torre. Onde giudicando esser venuta la comodità di vendicarsi che tanto bramava, pigliata una fune, entrò ne la torre e la gentildonna, che di lui non si prendeva cura, abbracciata, quella subito strettamente legò con le mani di dietro e la corda attaccò al piede d’una grande arca. Poi subito levò la pianchetta che la torre con la casa congiungeva. La povera gentildonna gridava aita e con parole minacciava lo schiavo; ma egli di niente si curava. Anzi il manigoldo, a mal grado che la donna avesse, di lei, quante volte gliene venne voglia, prese amorosamente piacere. I poveri figliuolini, veggendo la madre loro in tal modo straziare, che piangeva e gridava ad alta voce, anco essi amaramente piangevano. Il pianto con il grido de la padrona fu da quei di casa sentito; ma perché il ribaldo aveva levato il ponticello, nessuno poteva darle aita. Ora, poi che egli ebbe preso quel piacere de la donna che volle, si fece ad una finestra e quivi ridendo e facendo certi gesti da forsennato se ne stava, attendendo la venuta di Rinieri, al quale era ito uno di casa a cavallo a cercarlo e dettogli il tutto. Il buon gentiluomo se ne venne pieno d’ira e di mal talento contra lo sleal moro, con animo di fargli uno scherzo che non gli sarebbe piaciuto. E come lo vide a la finestra, cominciò a dirgli le più villane parole del mondo e minacciarlo di farlo appendere per la gola. Alora il moro soghignando gli disse: — Signor Rinieri, che gridate voi? che bravate sono queste che fate? E non mi potete in modo alcuno far nocumento, se non tanto quanto io vorrò. Ricordatevi de le busse che questi giorni mi deste, si disconciamente che non si sarebbero date ad un somaro. Ora è venuto il tempo di rendervi il contracambio. Io ho qui vostra moglie e i vostri figliuoli ; e cosi ci foste voi, ché farei conoscervi che cosa è battere schiavi. Ma ciò ch’io non posso di voi fare, lo farò a la donna vostra ed ai figliuoli. Di vostra

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.