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NOVELLA XXVI
295 far bene, e tanto più a quelli del suo parentado, gli promise largamente che ne parlarebbe col duca e farebbe ogni cosa per fargli aver l’intento suo. E per non dar indugio a la cosa, andò quel di medesimo a parlar con messer.Giacomo Antiquario, segretario del duca e di tutto il ducato sovra i benefici ecclesiastici iconomo generale. Era l’Antiquario uomo di buonissime lettere e di vita integerrima e appo tutti per i castigatissimi costumi in grandissima stimazione. Udita che ebbe esso Antiquario l’intenzione di- Biagino, sapendo quanto il duca l'amava, gli disse: — Capitano, io non so che adesso ci sia beneficio alcuno vacante, ché quando ci fosse, io senza dubio lo saperei per l'ufficio che ho. Ma a me pare che voi debbiate parlare con il signor duca e fare che egli ve ne prometta uno dei primi vacanti. Ma non vi perdete tempo, perché il duca ne ha promessi molti. — Il capitano, ringraziato cortesemente l’Antiquario, pigliò l’opor- tunità e ne parlò col duca; il quale, udendo questa domanda, diede buone parole per risposta, commettendogli che stesse vigilante per intender se prete alcuno benefiziato morisse e glielo facesse sapere. Avuta questa risposta, il capitano attendeva pure che qualche prete andasse in paradiso. E stando su questa aspettativa, avvenne che mori un arciprete in Lomelina, ne le castella del conte Antonio Crivello. Del che il capitano subito fu avvertito, e se n’andò a domandare questo beneficio al duca; il quale, sentendo la morte de l’arciprete e avendo voglia di far conferire quello arcipresbiterato ad un altro, disse: — Capitan Biagino, perdonateci se ora non vi compiaciamo, perché non è mezz’ora che siamo stati astretti prometterlo a un altro. — Credette il capitano Biagino che il fatto stesse cosi e si strinse ne le spalle, aspettando un’altra occasione. Né guari dimorò che un altro prete mori ; e cercando aver il beneficio, ebbe dal duca la medesima risposta. Per questo non restò il capitano né si sgomentò o perdette d’animo. Ora vacando molti altri benefici e sempre scusandosi il duca che di già gli aveva donati via, cominciò il capitano Biagino ad avvedersi che il duca si burlava di lui, e gli disse: — Signore, a quello che io veggio, voi vi beffate di me. Ma al corpo di santo Ambrogio, mi farete far le