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PARTE TERZA accompagnato sempre da la speranza di trovar ciò che cerca. E quanti errori di questo ne seguano non accade parlarne, essendo il lor errore assai manifesto. Sovvengavi, signor Carlo, del tempo che quel nostro amico per ottenere la sua innamorata, che mai non ottenne, fece de la sua camera un cimitero, avendovi più teste ed ossa di morti che non è a Parigi agli Innocenti. Ora a questi di disputando di queste pazzie a la presenza de la signora Gostanza Rangona e Fregosa, il signor Giulio Cesare Scaligero col maestro del signor Ettor Fregoso, messer Gian Pietro Usperto, giovine per buone lettere e buoni costumi molto segnalato, dopo l’aver filosoficamente assai tra loro questionato e dette molte belle cose e utili, esso Usperto per recreare alquanto gli animi degli ascoltanti, narrò un caso avvenuto a Bologna ad uno scolare, che per via d’incantesimi voleva esser amato. E perché mi parve da esser tenuto a mente, l’ho scritto e sotto il vostro nome publicato, a ciò che veg- giate che qui e in ogni altro luogo io sono di voi ricordevole. State sano. NOVELLA XXIX Sotto specie di far alcuni incantesimi uno scolare di paura se ne more, essendo in una sepoltura. Pensando, illustrissima madama, che le nostre questioni abbiano in qualche parte attristato gli animi di tutti gli ascoltanti, ancor che il fine di ciò che io intendo dire sia lagrimoso, nondimeno v’occorrono de le cose per entro che tengono del ridicolo e solveranno un poco le menti depresse: poi il caso avvenuto è molto a proposito di quello che abbiamo tenzionato il dottissimo e gentilissimo signor Giulio Cesare ed io, a dimostrare che questi incantesimi quasi sempre si risolvono in male. Dicovi che essendo io in Bologna e dando opera a le leggi cosi cesaree come pontificie, furono alcuni scolari di molta stima, i quali oltra il dare opera agli studi si dilettavano poi di stare sui piaceri d'ogni sorte e vivere più lietamente che fosse possibile. E tra loro tenevano a pigione una casa, ove da l’ore che