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PARTE TERZA la pelle. Come Chiappino gli senti avvicinare al cimitero, ché, per esser in luogo rimoto, i compagni per avvertirlo facevano un poco di romore, subito dentro la fossa si distese, avvoltato in certi panni straziati che a posta s’aveva apparecchiato. Giunti sul cimitero, volle messer Simone che l’innamorato scolare in un cantone s’inginocchiasse, e lasciògli uno dei compagni seco a dir alquanti paternostri, e poi egli con l'altro compagno andò a la buca ove Chiappino giaceva. Quivi, come se il corpo morto dissotterrare avessero voluto, cominciarono con loro instrumenti che recati avevano a dar in terra e far romore e spargere de la terra, che de la buca era stata tratta fuori. E quando tempo gli parve, chiamarono lo scolare ed il compagno. Messer Giovanni, che fin a quell’ora non aveva mostrato segno di paura, cominciò tutto a tremare; pure, confortato dal compagno, s’inviò verso la buca. Ove giunto che fu, disse messer Simone : — Orsù ! animosamente entrate dentro e fate l’ufficio vostro. — Discese tutto tremante il povero scolare ne la buca, e volendosi inchinare per abbracciare e basciar quel corpo, Chiappino, che in bocca aveva non so che a modo d’una noce, pieno di fuoco artificiale, mandò fuor una vampa di fuoco e di subito un’altra e un’altra, e in un tratto abbracciò egli lo scolare, il quale più morto che vivo, suffocato da la estrema paura, in braccio a Chiappino mori, il quale imperversava con mandar fuor fuoco ed urlava. Veggendo gli altri che messer Giovanni nulla diceva e che come Chiappino aperse le braccia, che cadette in terra, pensando che fosse per téma stramortito, lo trassero fuori de la buca e lo stropicciarono assai. Portatolo poi a casa, conobbero chiaramente che egli era morto, e dolenti oltra modo che la loro beffa avesse avuto cosi strano e periglioso fine, non sapevano che si fare, temendo che, se la cosa si fosse saputa, essi erano in periglio de la vita. Altri perciò non ci era che questo fatto sapesse se non essi quattro. Il perché un poco innanzi l’alba pigliarono il povero scolare morto e lo portarono vicino a certa chiesa sotto un portico. Trovatosi la matina, e la cosa divolgata per Bologna e saputasi da la Signoria, fu dai più eccellenti medici fatto veder il corpo morto, i quali, avendolo diligentemente in ogni parte ben