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NOVELLA XLVIll
29 a ciò poi possiamo esser più forti a sopportar il peso de la quadragesima che ci è su le porte, non si disdicendo in questi pochi giorni alquanto licenziosi a le persone religiose da le mondane cose allontanate in giochi Onesti diportarsi. Vi narrerò adunque una faceta novella che non è molto a Milano avvenne. E perché i padri non deveno dar il battesimo ai loro figliuoli, 10 non vi dirò se la cosa avvenisse a caso od a fortuna, ma vi lascerò porre quel nome che più vi piacerà, imitando in questo l’eccellente dottor di legge e poeta volgare non volgare, messer Niccolò Ainanio di buona e recolenda memoria. Egli componeva rime piene di tutti quei colori poetici che se le convengono, ma ne le testure molte fiate non osservava quella strettezza d’ordine che si ricerca; onde essendo di ciò ripigliato, egli soleva dire di non voler dar il battesimo a le composizioni sue: che chi quelle leggeva, le appellasse come più gli era a grado, e se non erano né ballate né madrigali, che tuttavia perciò erano versi. Vi dico adunque che ne la mia patria Milano sono innoverabili conventi di frati e monaci di varie religioni e monasteri di vergini manali assai. E di tutte le sorti ce ne sono, cosi d’uomini come di donne, che viveno santamente con osservanza grandissima degli instituti e ordini loro, cosi mendicanti come d’altra sorte. Ce ne sono poi di quelli che « conventuali » si chiamano, licenziosi, dissoluti, poco onesti, che menano una vita scandalosa e di pessimo essempio, a cui starebbe meglio in mano la spada e la rotella che il breviaro. Di questi ce ne era, in un convento che non accade nomare, un fratacchione troppo più amico de le donne che non era convenevole; e non gli bastando 11 giorno trovarsi in casa di questa e - quella meretrice e giacersi amorosamente con loro, soleva anco sovente menarne alcuna la notte a la sua cella e quivi tenerla sino a l’alba e poi mandarla fuori. Avvenne che una volta ce ne condusse una e seco la notte si corcò, correndo gagliardamente di molte poste. E mentre che con quella scherzando se la metteva sotto, venne l’ora del mattutino, e sentendo messer lo frate sonar la campana, si levò e disse a la donna: — Dormi, vita mia, ché io vo’ andar in coro, perciò che questa settimana tocca a me a dar principio