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IL BANDELLO
al signor
girolamo pellizzaro
Essendo voi partito da Milano quando vi faceste medicare de l’archibugiata che avevate nel braccio, fu astretto il nostro prete Santino, per certa infermitá che lo guastava, farsi castrare e restar solo senza testimoni. Onde fu tra molti una gran disputa: che si deveva fare di ciò che gli era stato cavato; ed era quasi l’openione de la maggior parte che, se voleva dir messa, bisognava che li portasse di continovo a dosso; di modo che essendo dissensione tra loro, s’accordarono a questo: che s’andasse ai frati de le Grazie, che sono osservanti di san Domenico, e si stesse al giudicio del venerabile frate Giovanni Pagnano, il quale, come sapete, è gran dottore e famosissimo ne le cose di ragione canonica. Cosi vennero a parlargli, e il fondamento di molti era, che chi è mutilato di corpo e non ha tutti i membri suoi non può celebrare. Ora dopo molte tenzioni mostrò loro il Pagnano che erano in errore e che non era astretto prete Santino a portar seco quei suoi cavati perpendicoli. E ragionandosi di questo in presenza di monsignor Stefano Poncherio, vescovo di Parigi e presidente del senato di Milano, il molto vertuoso messer Stefano Negro, gentil persona e dotta, narrò una bella novelletta; la quale io ora, da me scritta, vi mando e dono, a ciò che appo voi sia testimonio del mio amore.
State sano.