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PARTE TERZA nominato, e tanto meno essendo spagnuoli. Io non mi farei mai questa vergogna. Questa anitra a me, che Pirriniculo sono detto, sarà assai. A voi si gran signori bisogna che l’oste apparecchi vivande convenienti a si magnifica grandezza. — Udirete adesso come il signor Prospero Colonna argutamente rispondesse al re Federico, del quale s’è parlato. Essendo il re Federico nel castello de l'Ovo, si mise a ragionamento col signor Prospero, alora suo capitano e molto giovine, e diceva d'alcuni segni che hanno gli uomini, per li quali facilmente la natura e i costumi loro questi chiromantici e fisionomisti dicono conoscere. Diceva adunque il re che se l’uomo ha i capelli duri, che egli è audace; se ha il petto largo e debitamente carnoso, che è gagliardo; se di questi segni ha i contrari, che sarà timido; se ha la faccia troppo rotonda, che è pazzo e senza vergogna; se ha in faccia il colore troppo rosso, come sono i frutti del gelsomoro non ben maturi, ch’egli è grandissimo ingannatore; e se ha le ciglia congiunte, che è traditore. Mentre che il re queste cose col signor Prospero discorreva, sovravvenne Vito Pisanello, segretario di esso Federico, il quale Vito aveva i capelli in capo crespi e cosi ricciuti come veggiamo che hanno i mori. Onde seguitando il re e, fra mille altri segni detti, dicendo essere impossibile che chi avesse i capelli crespi non fosse o musico o di perverso e maligno animo e di poca stabilità, subito rispose il signor Prospero ed accennando Vito disse: — Per Cristo benedetto, o re, questo tuo Vito non saperebbe cantar una nota di canto ! — Arguta veramente e pungente risposta, perciò che, secondo la openione del re che detta aveva, necessario era dire che Vito fosse ribaldo e sceleratissimo. — E per conchiudere il mio ragionare, vi dico che venendo da Roma passai per Siena e volli vedere il lor tempio molto bello. Vidi anco la superba libraria che Pio secondo ha Jatto. Andai poi veggendo molte belle cose che sono in quella città, e passando da la loggia dei Piccoluomini, fabrica pur di Pio secondo, ecco venir un garzoncello di dieci in undici anni sovra un cavalluccio tanto magro e disfatto che non si poteva a pena reggere in piedi, ché solamente aveva la pelle e Tossa. Il fanciullo gridava ad alta voce: — Aita, aita, ché io non posso tener questo