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IL BANDELLO

al molto magnifico e reverendo dottor di leggi canoniche e civili

messer daniello buonfiglio

padovano

salute


Voi poteste di leggero, in quel breve tempo che vi piacque star qui, conoscere quanto ad ogni proposito, o di cose gravi o di piacevoli che si parli, il nostro gentilissimo messer Filippo Baldo, gentiluomo milanese, sia ricco e abondante di motti, d’arguti detti e d’istorie così moderne come antiche, e con quanta memoria ed ordine le cose sue dica, di modo che mai non lascia rincrescere a chi l’ascolta. Egli ci ha narrato molte cose, ma tra tutte ce ne narrò una che a tutta la brigata piacque assai, per la quale si vede come sagacemente un prete si liberò da le mani del suo vescovo, che cercava castigarlo d’un peccato di cui era non meno di lui esso vescovo colpevole. Ed ancor che la cosa sia ridicola, nondimeno non devete sdegnarvi ch’io a voi la mandi, non essendo agli uomini gravi e in negozi di grandissima importanza occupati disdicevole talora in cose festevoli e da ridere rilassar l’animo, a ciò che poi più vivace rientri nei maneggi ed affari importantissimi. Ho anco preso l’opportunità di questi tempi di carnevale, nei quali ai chiusi ne le mura e chiostri de la religione è lecito trastullarsi e rimettere alquanto la rigidezza de la severità de le lor leggi. State sano ed amatemi.

    M. Bandello, Novelle. 1

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