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PARTE TERZA Francesco Sforza, si ridusse cosi spogliato, con quei soldati che salvati s’erano, a le stanze qui in Pavia, e vi stette tutta una invernata, attendendo a mettersi in arnese e far che i soldati si mettessero ad ordine d’arme e cavalli. Aveva ¡1 Piccinino un trombetta toscano, gran parlatore e d’animo gagliardo, il quale, veduta la gentildonna moglie di messer Bernardo dei Fornari, fieramente di lei s’innamorò. Il marito di lei, che era un poco attempato, oltra ogni credenza geloso, non teneva in casa altro che un servidore ed egli non mai o di rado si partiva di casa. II famiglio provedeva a tutti i bisogni de la casa. La donna, che giovane era e di poca levatura, veggendosi tener a simile miseria, arrabbiava, né altro trastullo aveva che starsi a le finestre; di che ogni di col marito faceva romore. Ella molto bene s’accorse che il trombetta la vagheggiava amorosamente. Il perché, o piacendole la bellezza del trombetta, che era bellissimo giovine, o credendosi, perché lo vedeva in ordine di vestimenta, che egli fosse qualche gran gentiluomo, o che altro se ne fosse cagione, ella medesimamente di lui s’accese ed altro non desiava che potersi trovar seco. Ma tanta era la solenne guardia che il marito geloso le faceva, che ella non sapeva trovar modo d’esser con lui. Tuttavia, con buon visi e cenni che gli faceva, gli diede di leggero ad intendere che lo amava. Del che egli avvedutosi, le passava venti volte il di dinanzi la casa, che era in una contrada non molto frequentata. Onde il geloso entrò subito in sospetto e con la moglie ebbe disconcie parole per questo; ma ella di niente si curava. Il trombetta ebbe modo di farle parlare da una buona donna, e cosi andò la bisogna, che ella fece intenderli che volentieri seco se ne saria fuggita, per la mala vita che il marito le faceva fare. Sentendo questo il trombetta e conoscendo che era un poco in disgrazia di Niccolò Piccinino, pensò menarla via e andarsene seco in Toscana; ma voleva prima vedere che ella rubasse i danari al marito, il quale era molto ricco, ma geloso e avaro. Ora, continuando egli la pratica di passarle spesso innanzi la casa, e il marito di lei non potendo sofferire questo fastidio, andò a dolersene al Piccinino, che alloggiava in cittadella. Udita che egli ebbe la querela, si fece

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